Pontevecchio, il caffè di Firenze con il cuore napoletano
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Caffè. Dietro questa parola si racchiude aroma, gusto, ritualità e cultura. Dal nord al sud dell’Italia il caffè è un punto di riferimento, un elemento di identità, un prodotto su cui molti stanno lavorando, dalla selezione delle miscele, alle tostature, fino alla definizione di veri e propri brand che portano la “caffeina” ad uno status di lusso, come accade con Caffè Pontevecchio Firenze.
Abbiamo incontrato Alfonso Petrella, fiorentino adottato, napoletano di origine nell’arco di quasi dieci anni ha dato vita ad un marchio come “Caffè Pontevecchio Firenze” che negli anni si è consolidato l’idea di qualità, gusto, ma anche bellezza. Ovviamente la nostra curiosità in fatto di brand e nuove aziende ci porta a fare qualche domanda.
L’idea di Caffè Pontevecchio Firenze
“Caffè Pontevecchio Firenze” si potrebbe dire che è realmente frutto di un sogno. Circa sette anni fa il fondatore Alfonso Petrella, sogna il brand dallo sfondo nero ed i contorni dorati. Alfonso, di origine campane, ha portato nella città adottiva di Firenze l’usanza del caffè, poiché nella sua città natale questa bevanda è un vero e proprio culto della socialità. Siamo nel 2014 quando nasceva l’idea di Caffè Pontevecchio Firenze, una sintesi tra l’arte del bello che la città offre, la meticolosa ricerca della cura del dettaglio e l’eleganza in tutte le sue espressioni che ha Alfonso e lo studio di miscele e metodi trasformazione del chicco di caffè. Partendo da queste sue passioni, Alfonso studia, frequenta corsi di formazione e visita le varie torrefazioni per conoscere a fondo le fasi di produzione e trasformazione. Questo gli permette di sviluppare anche una sua idea di caffè artigianale e di mettersi poi alla ricerca delle migliori monorigini.
Oggi a distanza di qualche anno come potremmo definire questo prodotto?
Le miscele di “Caffè Pontevecchio Firenze” possono essere definite secondo due principi – ci racconta Alfonso Petrella – il primo si esprime sicuramente in un prodotto artigianale in confezioni raffinate proprio come la città di Firenze; il secondo principio invece si basa su una trasparenza ambientale, un concetto fondato sul fatto che il mercato del caffè globale non può per definizione e logistica essere ad impatto zero, quindi “Caffè Pontevecchio Firenze” ha deciso di intervenire su diversi fronti come packaging sostenibili, confezioni compostabili e riciclabili, insieme ad una totale digitalizzazione di brochure e cataloghi. Pur consapevoli di dare un piccolo contributo al Pianeta, l’importante è andare verso una direzione di business chiara e sostenibile”.
Pontevecchio Firenze, un caffè artigianale
A partire dal nome alla sua immagine questo prodotto esprime il concetto di caffè artigianale, se non artistico, in cui il valore del made in Italy è evidente e come ci sottolinea il Ceo di Caffè Pontevecchio: “Il caffè, come accennato prima, non è una semplice bevanda ma un vero e proprio modo per creare connessioni fra le persone, uno strumento di socialità”.
Ma vediamo meglio il prodotto più da vicino: “Uno dei segreti che compongono le miscele di “Caffè Pontevecchio Firenze” – ci spiega Petrella – è la tostatura lenta e artigianale, che permette la perfetta caramellizzazione degli zuccheri presenti all’interno del chicco, conferendo al caffè un retrogusto dolce e gradevole. Dopo la tostatura, il raffreddamento avviene separatamente per ogni singola origine. Questo metodo fa sì che il caffè conservi sfumature nette di aromi e sapori, che vengono successivamente bilanciati per ottenere una perfetta armonia in tazza”.
Le monorigini di “Caffè Pontevecchio Firenze” provengono da tutto il mondo: Colombia, Perù, Brasile, Indonesia, India, Costa Rica e Africa. E dopo la fase di tostatura lenta appena descritta si passa alla creazione delle miscele. Ogni famiglia che compone le miscele viene lavorata singolarmente, permettendo così al chicco di conservare le sue caratteristiche organolettiche, successivamente composte con sapienza dai nostri maestri torrefattori.
Sono diverse le miscele proposte e Alfonso Petrella è un amante di tutte le miscele, nessuna preferenza per una specifica, ma per ognuna ha il momento giusto della giornata: “la mattina preferisco degustare le miscele più forti 100% robusta per una maggiore carica di caffeina (Dante, Belvedere, Cosimo e Pitti), dopo pranzo le miscele più fruttate 30% Arabica e 70% Robusta (Lorenzo, Uffizi) e nel tardo pomeriggio mi coccolo con quelle miscele vellutate 80% Arabica e 20% Robusta (Caterina, Signoria, Divina, Sinfonya)”.
Un caffè quasi di lusso
“Caffè Pontevecchio Firenze”, oltre che sul territorio nazionale, si trova anche in tutta Europa in Cina e negli Stati Uniti, ma se lo osserviamo bene nella sua forma estetica prima e del gusto poi, ci verrebbe da dire che siamo di fronte ad un prodotto di lusso.
“Uno dei principi di “Caffè Pontevecchio Firenze” è di rendere elegante un prodotto semplice – ci spiega il suo ideatore – tramite i suoi packaging raffinati ma non esclusivi, accessibili a tutte quelle persone che sono alla ricerca di un’esperienza sensoriale sia nel gusto che nell’estetica. Un altro principio fondamentale è quello di riuscire, attraverso i nostri packaging, a portare un pezzo di storia di Firenze nelle case di tutto il mondo. I colori poi sono il nero e l’oro: nero come il colore del caffè tostato mentre l’oro del logo rappresenta le botteghe orafe di Ponte Vecchio. Il nome del brand, infatti, vuole rappresentare sia l’alta qualità del prodotto, sia l’eleganza della città in cui ha origine: Firenze. Entrare in contatto con “Caffè Pontevecchio Firenze significa per noi camminare per le strade fiorentine tazzina dopo tazzina”.